Il punto della situazione dopo l’approvazione della proposta di bando.
Il 26 aprile scorso a Bruxelles è stata approvata la proposta di bando, da parte del Comitato REACH europeo, dell’uso di intasi provenienti da PFU per le superfici sportive. Ricordiamo che Il comitato per la valutazione dei rischi (RAC) dell’ECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) aveva adottato il proprio parere nel giugno 2020. Ha sostenuto la proposta, pur raccomandando criteri più severi di deroga per i polimeri biodegradabili nonché un divieto, dopo un periodo di transizione di sei anni, per le microplastiche utilizzate come materiale di riempimento sui campi in erba sintetica. Il comitato per l’analisi socioeconomica (SEAC) ha adottato il proprio parere nel dicembre 2020, sostenendo la proposta dell’ECHA, e formulando alcune raccomandazioni alla Commissione europea in vista della fase decisionale.
Infine il 23 febbraio 2021 l’Agenzia presentava alla Commissione i pareri del RAC e del SEAC, chiedendo di considerare le opzioni di restrizione per il materiale di riempimento delle superfici sportive artificiali e l’esclusione dei polimeri senza atomi di carbonio proposta dal SEAC. In seguito alla riunione del 26 aprile, la Commissione Europea – per mezzo del Directorate-General for Internal Market, Industry, Entrepreneurship and SMEs – ha emesso un comunicato in cui accoglie con favore il voto positivo dei Paesi dell’UE nel comitato REACH nei confronti della proposta di limitazione delle microplastiche estendendo tuttavia il periodo di transizione ad 8 anni rispetto ai 6 originariamente proposti. Questo permetterebbe ai campi esistenti con intasi polimerici di essere manutenuti ed utilizzati fino al raggiungimento del fine vita. Si stima che, nell’arco di 20 anni, la restrizione proposta eviterebbe il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche.
Si stima che, nell’arco di 20 anni, la restrizione proposta eviterebbe il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche. La proposta è stata quindi sottoposta a un esame di tre mesi da parte del Parlamento europeo e del Consiglio (periodo scaduto nel momento in cui scriviamo), i quali non hanno più la facoltà di modificare la proposta ma possono unicamente esprimere parere favorevole o respingere la proposta. Assumendo che la proposta venga favorevolmente accolta verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale Europea, presumibilmente questo autunno, e il periodo di transizione avrà inizio. Da questo possiamo dedurre che il bando entrerà ufficialmente in vigore nel 2031.
Il futuro degli intasi prestazionali sportivi
In questo quadro complessivo a livello europeo, pur essendo ancora lunghi i tempi di attuazione della norma testè approvata ancora come proposta, la possibilità di continuare ad impiegare la gomma riciclata da PFU ha ormai fatto il suo tempo e, come avevamo anticipato nelle precedenti puntate di questa rubrica, l’industria non può che adoperarsi per trovare soluzioni alternative. Si tratta di un campo di ricerca tutto nuovo, che necessita da parte dei produttori una grande capacità di ricerca e comprensione delle caratteristiche dei materiali. Se è vero che potranno in futuro essere sperimentati manti in erba sintetica che non prevedano alcun tipo di intaso prestazionale (tecnologia no-infill), si tratta di una strada ancora molto acerba. Soluzioni alternative alla gomma sono invece gli intasi a base di materiali vegetali, opportunamente selezionati e miscelati, sui quali sono in corso, da anni, intense sperimentazioni proprio nel nostro paese, e con risultati già ampiamente apprezzabili in molti campi su cui il sistema è stato applicato. Va anche tenuto presente che l’intaso vegetale aiuta anche a risolvere un’importante problematica legata all’uso dei manti artificiali: quello del surriscaldamento superficiale.
È noto infatti che l’erba artificiale rispetto a quella naturale – e tanto più se intasata con granuli in gomma – presenta un indice SRI (Solar Reflectance Index) molto più basso, che si traduce nella capacità di immagazzinare calore sotto l’irraggiamento solare contribuendo all’accentuazione del fenomeno dell’”isola di calore estiva”, così contravvenendo agli indirizzi sia del DNSH (Do Not Significant Harm) che dei CAM (Criteri Ambientali Minimi), i quali esplicitamente richiedono che ogni intervento sul territorio contribuisca alla “resilienza dei sistemi urbani rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici”. Gli intasi vegetali contribuiscono invece a limitare il surriscaldamento della superficie in erba sintetica riducendo il gap di efficacia microclimatica rispetto all’erba naturale. Fra le soluzioni che l’industria dovrà trovare per ottemperare alle richieste della comunità europea, indirizzarsi verso prodotti e sistemi che risolvano contemporaneamente più fattori di ecocompatibilità, quella dell’intaso vegetale appare oggi sicuramente una delle più immediatamente percorribili, purché studiata e portata avanti da chi ha un’adeguata esperienza e capacità progettuale.